Affido… in canonica

di Emanuele Guidolin

Abbiamo avuto il piacere di intervistare don Stefano che, dall’ottobre del 2016, con don Vittorio e don Adriano condivide il servizio nell’Unità Pastorale San Giuseppe e San Zeno di Cassola, paese che conta circa 10.000 abitanti.

Come e quando avete deciso di ospitare un migrante? Come siete entrati in contatto con l’organizzazione per ospitare il ragazzo?

All’inIzio del 2018 ci è stato chiesto di ospitare a casa nostra, la canonica di San Giuseppe, un minore migrante non accompagnato. La proposta ci è stata fatta dal CASF (Centro per l’accoglienza e l’Affido Familiare di Bassano). Si trattava di aderire al progetto Terreferme, creato dal precedente Ministero degli Interni e Unicef, che prevede di ospitare, per ora in via sperimentale, alcune decine di minori in Veneto e Lombardia.

Questo per offrire loro, o almeno ad alcuni, la possibilità di diventare grandi non nei centri di accoglienza ma in famiglia.

Abbiamo partecipato ad alcuni incontri, offerti a quanti erano interessati a conoscere il progetto, a collaborarvi, ad aderirvi.  Sulla soglia della scorsa estate, quasi un anno fa, manifestavamo l’intenzione di proseguire e quindi di concretizzare l’accoglienza, che di fatto è avvenuta il 30 ottobre 2018.

Come è stata accolta l’idea dalla comunità di San Zeno e San Giuseppe?

Le comunità sono state informate del fatto che noi preti stavamo pensando a questa possibilità. Contemporaneamente abbiamo dialogato col nostro Vescovo Beniamino e siamo giunti insieme a lui alla decisione di procedere in questa direzione.

Alle parrocchie abbiamo detto che si stava andando, a passi abbastanza spediti, verso la definizione di un abbinamento, poi successo nel corso dell’estate. Solo a fine ottobre, come dicevo, siamo scesi a Palermo dove abbiamo fatto conoscenza con A., quindicenne del Gambia che nel frattempo ha compiuto 16 anni.

Molti dei nostri parrocchiani hanno espresso stima e solidarietà, perfino ammirazione, qualcuno ha manifestato delle perplessità… Avere un adolescente in casa potrebbe voler dire sottrarre energie alla pastorale, il che è un po’ vero.

In cosa consiste a livello pratico questo affido?

Avere A. in casa significa fargli fisicamente e mentalmente spazio. Significa riservargli tempo, attenzione, cura, parole…

Ci occupiamo della sua salute (visite, esami clinici…), dei suoi studi (colloqui con i professori, giustificazioni, ripetizioni, abbonamenti…), dei suoi interessi, della sua grande passione, il calcio, delle necessità più pratiche (vestiti, telefono, bicicletta…), dei suoi documenti e di tutto quello che ha bisogno un ragazzo della sua età. In tutto siamo supportati dal CASF e dall’educatrice della Cooperativa Sociale che è partner del Progetto Terreferme.

Che storia ha alle spalle il ragazzo che ospitate?

  1. è partito tredicenne dalla sua terra in parte per necessità, in parte per dare futuro ai suoi sogni.

Il viaggio è durato un anno! A lungo è sostato nell’inferno libico. Per un anno e mezzo è vissuto in Sicilia, transitando in quattro diverse strutture. E poi siamo arrivati noi.

 

Come procede la vostra convivenza? Ci sono degli episodi che volete raccontare?

 

La vita è quella di tutti, le fatiche e le soddisfazioni si alternano, come pure l’intesa e l’incomprensione, la sfiducia e la speranza.  Siamo di culture, età, religioni diverse, A. è un musulmano. Viviamo probabilmente le sfide che ci accumunano a quanti crescono un adolescente.

 

Per quanto tempo lo ospiterete?

 

  1. resterà con noi finchè lo vorrà. Sicuramente fino ai 18 anni e poi se vorrà anche dopo. La legge Zampa (7 aprile 2017) lo tutela fino al raggiungimento dei 21 anni. È chiaro che per essere in regola con lo Stato Italiano dovrà avere un lavoro e una casa nel momento in cui vorrà essere indipendente.

 

Avete dei rimborsi/incentivi per le spese che sostenete?

Riceviamo, anche se in realtà tardano ad arrivare, 507 € al mese, quanto previsto per le famiglie affidatarie. L’ospitalità di A. non è a carico delle comunità parrocchiali.

Cosa pensate del modo con cui il popolo italiano affronta il tema dei migranti?

 

Gli italiani e i migranti? Mamma mia! Domanda impegnativa! Le teste sono tante, le sensibilità pure, gli orientamenti anche. Ci sorprende che il Vangelo non riesca a fare significativamente breccia e a forgiare, in coloro che se ne dichiarano discepoli,  cuori più accoglienti, menti più aperte, atteggiamenti meno ostili. Il cammino da fare è tanto.

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