di Angelo Zen
Nato nel 1954 abita in Via Giacomo Matteotti a Rosà.
Ho tra le mani un libro di poesie, pubblicato di recente. Si intitola “Battiti di Versi”. Me l’ha regalato un rosatese, casualmente incontrato.
Antonio Girardi ha concluso da alcuni anni il suo tragitto lavorativo di impiegato nel turismo come conducente di autobus ed ora può dedicare il suo tempo ai quattro splendidi nipotini e dilettarsi nello scrivere versi.
L’esperienza vissuta nel viaggiare in molti casi è fonte di ispirazione. Ma sono altri e più disparati i temi che egli lambisce con i suoi versi. In particolare riesce a scavare con molta efficacia nell’animo umano e coinvolgerti emotivamente.
La lettura della raccolta mi trascina. Devo rallentare la voglia che mi spinge ad inseguire di pagina in pagina il dopo, per ambire al meglio di quello che di bello ho già gustato. E questo mio modo di procedere temo nuoccia alla distinta selezione dei sentimenti che mi assalgono.
Alla fine mi dispiace di aver esaurito tanto in fretta il prezioso scrigno di tesori, che solo la bravura dell’autore mi è stata capace di svelare.
La raccolta di poesie attrae anche perché non si snoda attraverso un filo conduttore ben definito ma fotografa immagini scandite da suoni che trasmettono la tensione di chi scrive e arrivano ad incidere sensitivamente in chi legge. Raccolgo alcuni versi che più mi hanno colpito, ma sono certo che la selezione ne mortifica altri, certamente più belli.
La mia penna – come la spada – fende il foglio – lacerando i versi – che non avrei – mai voluto scrivere. (pag. 1)
Vorrei scrivere … di donne – libere di sdraiarsi sopra ad un prato – con la luce del tramonto – che non inciampi – nel buio di uno spirito vigliacco. (pag. 59)
Dolomiti … scolpite – con l’accetta – dei cavatori del tempo. – Mani di artigli – protese – ad arpionare – un cielo blu cobalto … – Culla del vento – che nella quiete – dei tanti colori – trova il riposo. (pag. 133)
Lascio all’autore la scelta delle poesie che fa da corollario a questo scritto. Mi complimento e lo ringrazio per le emozioni che è riuscito a trasmettermi. Finchè la sorte mi fa incontrare, casualmente, lungo una strada qualsiasi, una persona come Antonio Girardi, per Rosà rifiorisce una speranza nuova e riduce in me un nascosto, sottile scetticismo, perché è una Rosà che pur esprimendosi, lontana dai riflettori, merita grande considerazione.
Primavera d’autunno
Amo l’autunno
quando nel cuore
batte un’anima
intrisa
dell’odore del muschio e
di castagne caduche e
di variopinte foglie
che la brezza
disperde
in pastelli sui viali.
Amo l’autunno e
le sue nebbie
che congiungono
la terra al cielo
in una bianca stretta
che dà voce solo al silenzio.
Amo il suo vestito fresco
di brina e di rugiada
dove titubanti i raggi
si attardano
nel riflesso di una lacrima
zampillata
dagli occhi della notte.
Amo l’autunno
l’odore acre
del fumo dei comignoli
che intreccia nell’aria
scampoli di parole
rimestate davanti al fuoco
a consumar braci di ricordi.
Amo l’autunno
quando ricama
sul pentagramma dell’anima
la sinfonia dei suoi colori
e i tessuti del cuore
con fili di organza
dove si trastullano
sopite emozioni
destarsi improvvise
in questa primavera … di stagione.
Acini acerbi
(Ad un bambino che non c’è più)
La mia penna
come la spada
fende il foglio
lacerando i versi
che non avrei mai
voluto scrivere
appesi come grappoli
di acini acerbi.
Versi di rabbia
scavano le parole
e l’inchiostro si fa lacrime
sulla tua pelle
violentata.
Vendemmierò
il tuo ricordo
di acini acerbi
dal filare di questo foglio
per seminare di una luce nuova
il solco del tuo sguardo.