CUSINATI, fra memorie e ricordi

di Antonio Marchiorello

I primi 100 anni della Chiesa di N.S. di Lourdes

In occasione della sagra, svoltasi dal 12 al 16 settembre di quest’anno, la comunità di Cusinati ha vissuto una esperienza importante. Un gruppo di giovani amici, composto da Vittorio e Francesca Dinale, Antonio Marchiorello, Marilisa Guarise, Alice Bordignon, Sonia Favero, Chiara Riello e Matteo Girolimetto, ha organizzato una mostra dedicata a “I primi cento anni dalla posa della prima pietra della Chiesa di N.S. di Lourdes”.

Con l’occasione è stato possibile vedere con i propri occhi i documenti originali recuperati presso l’archivio parrocchiale. Erano esposte fotografie della nuova chiesa in costruzione e una speciale sezione intitolata “Come eravamo” con la messa in evidenza di tanti personaggi importanti che hanno fatto la storia del nostro paese. È stato pubblicato un libretto dedicato a don Pietro Segafreddo, con la narrazione della storia che ha portato alla costruzione della chiesa di Cusinati. Da tale pubblicazione stralciamo i passi più importanti che hanno caratterizzato gli avvenimenti di quegli anni. “Per raccontare la storia di Cusinati è necessario partire dall’antico complesso di villa Ca’ Diedo con annessa chiesetta, in uso per la vita religiosa degli abitanti della zona. Di essa si parla in una supplica (richiesta d’acqua) rivolta al Magistrato della Serenissima da parte del nobile Alvise Belegni”. La collocazione storica è da attribuirsi intorno agli anni che vanno dal 1640 al 1650. “La presenza della villa con annessa chiesetta viene confermata nell’anno 1651 quando Marco Molin presenta la sua posizione patrimoniale al Senato dei Dieci Savi alle Decime sopra Rialto”. Diversi furono i passaggi di proprietà della villa con annessa chiesetta. Ne ricordiamo solo alcuni. Agli eredi Molin, alla fine del XVII secolo successe un’altra famiglia veneziana rappresentata da Lunardo Diedo. Poi la proprietà passò al figlio Pietro, poi alla figlia di quest’ultimo che sposò il nobile Giustin Boldù. “Nel 1795 la villa venne ereditata da Fracassetti e Girardini e nel 1802 venduta al bassanese Domenico Berti. Il nobile Alberto Parolini, nuovo proprietario bassanese, la restaurò nel 1841. Al padre successero le figlie Antonietta ed Elisa. Nel 1882, la figlia di Antonietta, chiamata anche lei Elisa, ereditò tutto il complesso e sposò Matteo Favaretti, bisnonno dell’attuale proprietario Paolo Favaretti.”

Nell’anno 1908 nella comunità di Ca’ Diedo arrivò don Luciano Paiusco il quale verificò che l’oratorio di Ca’ Diedo era divenuto insufficiente a soddisfare le esigenze degli abitanti del posto. Don Luciano suggerì di costruire una nuova chiesa. Nel marzo del 1912 fece effettuare i primi viaggi di sassi e sabbia incaricando nel contempo l’architetto veneziano Vincenzo Rinaldo di preparare il disegno. Il 15 aprile dello stesso anno il disegno venne sottoposto al giudizio del Vescovo di Vicenza mons. Ferdinando Rodolfi. Il progetto della chiesa riprende le linee architettoniche della basilica di Lourdes.

Durante la celebrazione della messa all’aperto di domenica 6 aprile 1913, alla presenza di tutta la comunità cristiana del luogo, fu benedetta e posta da mons. Angelo Celadon, arciprete di Rosà, la prima pietra della nuova chiesa. Nel 1920, dopo aver ottenuto la liberazione da ogni dipendenza dalla Parrocchia di Rosà, don Luciano rinunciò alla curazia, non sentendosi più in grado di riprendere i lavori di costruzione della nuova chiesa. Prima che arrivasse il nuovo curato, il Vescovo impose alla popolazione di costruire la canonica. I lavori di costruzione vennero affidati all’impresa Attilio Tessarolo con una spesa totale di Lire 50.000. E si protrassero fino al mese di aprile 1924”.I lavori di costruzione della chiesa ripresero sotto la nuova guida di don Giuseppe Carbonara, nell’anno 1924. Il tetto venne posto verso la fine del mese di aprile 1926. Ultimo lavoro fu quello della posa della trifora e del bassorilievo della facciata della cella campanaria. Ci volle tutta la ferrea volontà di don Giuseppe Carbonara per arrivare all’inaugurazione che avvenne il 12 settembre 1926. Da quel giorno la chiesa fu sempre officiata. Il 2 maggio 1932, con decreto del re Vittorio Emanuele III venne riconosciuta la personalità giuridica. Nello stesso anno, il vescovo Ferdinando Rodolfi eresse a Parrocchia la curazia di Nostra Signora di Lourdes e nominò don Giuseppe Carbonara delegato per reggerla”. Durante l’ultima guerra, “il 24 luglio 1944, a seguito di un’azione dei partigiani che fecero sabotare la polveriera di Rossano Veneto e successivamente il 25 gennaio 1945 con uno scoppio causato da aeroplani inglesi, s’infransero le ventiquattro vetrate che abbellivano le finestre della chiesa. Coprivano ben 100 metri quadri di vetri”. “Nel marzo del 1941 vennero installate le tre prime campane acquistate dal fonditore Pietro Colbacchini di Bassano del Grappa. Con la data del 25 gennaio 1951, nel 25mo anniversario della consacrazione della chiesa, vennero a concludersi i lavori di costruzione del campanile stesso essendo rimasto sospeso a metà della sua altezza.

Il campanile venne inaugurato il 28 ottobre 1951 con la cerimonia religiosa presieduta da Mons. Mario Ciffo e venne dato finalmente il via tanto atteso al suono dei sacri bronzi. Nel 1974 la chiesa venne tinteggiata e fu posto il rivestimento in marmo. Il 19 aprile 1975 vennero installate le cinque vetrate rappresentanti il misteri del rosario. Il 7 settembre 1980 venne eretto il nuovo altare della Madonna, dove sono state riposte le reliquie di S. Felice Martire e Santa Maria Bertilla Boscardin da parte del Vescovo Mons. Arnoldo Onisto, con il premuroso interessamento del parroco di allora, don Virginio Rovea. L’8 dicembre 1980, venne inaugurato il nuovo organo, costruito dalla ditta Mascioni, con il concerto eseguito dal maestro Giancarlo Parodi”. A brevi cenni questa è la nostra storia, raccontata nel libretto che è stato divulgato. La fatica dei giovani che si sono impegnati è accompagnata dalla speranza che sia seme di condivisione a valori che non devono essere dispersi, perché è dal passato che possiamo trarre gli stimoli per creare un futuro migliore.

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