di Angelo Zen
Amava definirsi “L’artigiano del pensiero”. Noi vorremmo chiamarlo “Poeta della famiglia”.
Elio Peruzzo è venuto a mancare il 17 gennaio 2006. Con la sua multiforme personalità ha lasciato una scia indelebile nella comunità rosatese.
Figura di spicco in tantissime iniziative che hanno segnato la vita del paese. È stato un trascinatore distinguendosi per il suo modo di atteggiarsi unico, dinoccolato, perspicace, generoso, attento ai problemi dei più umili.
Si è cimentato anche nel campo della poesia toccando temi a lui molto cari, soprattutto con uno sguardo del tutto particolare rivolto alla famiglia, alla moglie Santa e ai sei figli. È arrivato a pubblicare nel dicembre del 1988 una raccolta delle poesie, con un testo assai originale.
Da esso, per gentile concessione dei suoi, vengono estratte alcune composizioni che bene riescono a caratterizzare il personaggio.
Sembra doveroso, in questo ambito, il
ricordo di un amico, che molto ha donato in sensibilità, in generosità. Oltre all’apprezzamento per il suo poetare sgorga riconoscente e doveroso il grazie per la testimonianza di positività che ha diffuso in chi l’ha conosciuto e ancora, con nostalgia, lo rimpiange.
La bussola
Signore
sei tu il vento
che gonfia la mia vela.
Sei tu la bussola
che guida il mio domani.
Quel Dio che venne…
Quel Dio che venne
scomodo forse
ma veritiero,
se tu l’ascolti
capirai il mistero.
Dario
Da qualche giorno cammini.
Il tuo andare ancora incerto
ti fa cercare la sicurezza
tra sedie mobili e pinocchi.
Chi ti tende le braccia
or ti vede andar di fretta
su quella umana direzione.
Ma se la mamma fosse
a far quel gesto
sul viso appare
gioioso il tuo sorriso.
Quanto sei bello
dolce mio tesoro.
Quant’è sereno e lieto
Il brillar degli occhi tuoi.
Potessi aver dal cielo
una finestra aperta
per curiosar nel paradiso,
sicuramente troverei due occhi
quelli che stanno nel tuo visino
mio caro splendido bambino.
La notte
La notte è fonda,
la notte è nera,
tra i pensieri di morte
mi soffermo.
Quale destino avrò
nel mio domani.
Dei figli porterò
con me il ricordo
uomini maturi,
oppur gli acerbi visi.
Qualunque sia Signore
questo tempo del mio vissuto
Ti ringrazio tanto.
La famiglia
Da qualche giorno cammini.
S’è spenta la mia fantasia.
Nel cuore sentimenti vani
nella mente non più ardori è passata l’ora degli amori.
Adesso la realtà s’è fermata
nei figli trovo la concretezza.
Nell’ amore mi investe
la felicità,
tra queste mura vive
il mio mondo,
in queste voci, la dolce melodia
come un profumo inebriante
m’investe in tutto l’amore
e di gioia riempie le mie ore.