Elogio alla persona coltivata

di Antonio Bonamin

Cari amici, eccoci qua, tocca a noi, in questo lembo di storia, ricordare 100 anni di servizio della nostra sala parrocchiale. E’ quanto scritto in un diario custodito in canonica, scritto dal parroco Monsignor Angelo Celadon, che testimonia l’apertura del teatro Montegrappa avvenuta il 22 febbraio 1914. Dopo la S. Messa andremo in sfilata verso il teatro accompagnati dalla Banda Montegrappa. Vuole essere questo un gesto simbolico per testimoniarne le origini e allo stesso tempo un cammino che porta all’uomo compiuto. Andremo verso un luogo che è continuità con la Chiesa, un ideale prolungamento del luogo di fede. E’ in questa Chiesa, in questo momento, che i luoghi diventano simboli, si uniscono e trovano nella Croce il loro significato. Simbolo per eccellenza dell’identità cristiana, essa racchiude un significato universale che ci riguarda.

La Croce traccia linee di congiunzione tra umano e divino, materiale e spirituale, morte e vita. Dalla terra al cielo si eleva l’uomo, con Cristo al centro che apre le lunghissime braccia in un gesto che vuole avvolgere. Essa testimonia il dono di Cristo che ci esorta a donare il nostro  tempo agli altri. Il teatro è quindi allo steso tempo luogo di elevazione dell’uomo, di condivisione, di dono. E’ stato per tanto tempo crocevia di informazioni e di pensiero tanto da essere riconosciuto con il titolo ambito di “luogo di cultura”. Ha svolto il suo compito di terreno fertile per il pensiero, aiutando tutti noi ad essere “persona coltivata”, che sa e discerne, poiché, citando Goethe: “la persona coltivata non è la persona che si vanta di sapere tutto ma la persona che capisce e distingue”. Luogo di incontro, luogo di relazione, il teatro è, allo stesso tempo, uno spazio meravigliosamente intimo e pubblico. Nei confini reali tra l’io che ascolta, la musica, i dialoghi, le immagini, le emozioni, scopriamo mondi lontani nel tempo e nello spazio che condividiamo e ci aprono alla riflessione. Sono le esperienze di vita e la conoscenza, gli elementi fondamentali e imprescindibili per la costruzione di una comunità che vive con il principio della tolleranza. Senza la quale non potremo progredire. La tolleranza: arma forte, straordinaria, per vincere l’individualismo. Un ultimo pensiero sui luoghi di cultura. La libertà è la massima aspirazione dei popoli e degli individui. Essere libero è dignità della persona. Chi sa può capire e solo chi capisce può agire in libertà. Rivolgo quindi un elogio alla cultura e ai luoghi ad essa deputati, con le parole del sommo filosofo “la cultura rende liberi”.

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