Il Leone ha smesso di ruggire questa notte alle 2.00

di Emanuela Vanzetto

 

Con queste parole la mattina del 10 gennaio 2018 ho comunicato agli amici più cari che mio zio era venuto a mancare.

Prima di premere il tasto INVIO, però, ho riflettuto perché questo testo mi sembrava irriverente anche se poi non ho trovato altro modo più adatto per dire quello che era successo e che mi stringeva la gola in un morso di infinita nostalgia. È stato proprio così lo zio Bruno. Una fiera. Missionario sempre. Libero e fedele solo ad un Cristo vivo, incarnato nel prossimo e  mai riposto nel Tabernacolo. È stato un Prete di strada e un uomo scomodo, a tratti ruvido nei rapporti, perché non è mai sceso a compromessi.

La  vita della nostra famiglia attraverso gli anni è stata sempre scandita dal ritmo delle sue partenze, dei ritorni e delle ripartenze. E noi nipotini siamo cresciuti nell’ attesa.

Arrivava con la valigia piena di manjoca, oggetti di artigianato del brasile, pepe, anacardi e collane e ripartiva pieno di ogni cosa utile lì. Legava la valigia con una lunga corda bianca, avendo cura di fare tanti nodi per far prendere paura alla polizia aeroportuale e dissuaderla anticipatamente dal solo pensiero di fargli aprire la borsa. I soldi che tanta gente gli dava da portare ai poveri li aveva addosso, nascosti in ogni posto. Poi negli ultimi decenni, le caramelle.

Ha comprato chili e chili di caramelle per i bambini di Belem. Anche nell’ultima visita che gli ho fatto nel letto d’ospedale, la sua preoccupazione massima era darci le caramelle e ci ha riempito le mani con quelle che la befana saveriana gli aveva recapitato. Eravamo in imbarazzo: come fai a prendere le caramelle di un malato… Invece no. lui aveva bisogno di lasciare qualcosa di sé perché ogni incontro avesse sapore. Ad ogni partenza mi prendeva da parte e mi affidava il suo testamento dicendomi, fra l’altro, che se gli fosse successo qualcosa in Brasile, mai e poi mai avremmo dovuto spendere soldi per riportare la salma in Italia. Nessun centesimo dato per i poveri è stato speso altrimenti.

Sapevo che era avventato e che viveva in luoghi di pericolo e sapevo che per anni ha rischiato la vita per il suo vizio di stare sempre dalla parte dei perdenti, ma solo dal racconto del Superiore Generale in occasione della cerimonia funebre ho saputo che non si limitava a frequentare strade e quartieri pericolosi, ma andava a trovare a casa i delinquenti con la sfrontatezza di chi non ha nulla da temere ed è disposto a rischiare tutto.

E poi il ritorno in Italia. È stato difficile accettare di rientrare in una Chiesa per lui ingessata e troppo legata ai simboli e alle regole formali. Mi faceva tenerezza quando negli ultimi rientri a Rosà, gli era chiesto di concelebrare e veniva tenuto lontano dal microfono perché non scuotesse troppo le nostre coscienze abituate ad un quieto torpore. Lo vedevo chiuso in gabbia… il leone. Infine l’ultimo e definitivo rientro nel 2016 e la destinazione alla Casa dei Saveriani dove gli è stata affidata l’organizzazione interna e che gli ha consentito di tornare in ruolo e di concludere il suo percorso nella pienezza.

Mi accompagneranno sempre i ricordi e il suo stile e mi mancheranno le sue Messe celebrate in casa col goto al posto del calice e tutti noi radunati intorno alla tavola. Il chiacchiericcio che non si spegne e la nonna che ci ammonisce dai, desso basta, scumissiemo…

 

Nato il 31 agosto 1935 a Cusinati di Rosà (VI – Italia).

 

Era entrato tra i Saveriani a Vicenza nel 1947. Fece la Prima Professione il 12.09.1953 e la Professione Perpetua il 03.11.1957. Fu ordinato presbitero il 16.10.1960 a Parma. Dopo la Teologia fu destinato alla Regione dell’Italia: Promotore Vocazionale ad Alzano Lombardo (’61-’67), Addetto all’Ufficio Stampe allo Csam-Parma (’67-’70) Incaricato delle Mostre a Desio (’70-’74). Nel 1974 fu destinato alla Regione del Brasile Nord. Dopo qualche mese di studio della lingua a Belém, fu impegnato nella pastorale a Tomé Açu (’75-’80) e a Barcarena (’80-’85). Nel 1985 fu richiamato in Italia per un periodo di avvicendamento. Fu Animatore Missionario a Cremona (’85-’87) e ad Alzano Lombardo (’87-’91).

 Nel 1991 fu ridestinato al Brasile Nord dove lavorò sempre nella pastorale: Tomé Açu (’91-’93), Belém (’96-’98), Concordia do Pará (’98-’03), Belém (’03-’14), Ananinduea (’14-’16). Nel 2016, per motivi di salute, fu destinato alla comunità di Vicenza (Italia).

Con alcuni amici stiamo progettanto di istituire una borsa di studio alla memoria rivolta ai ragazzi/ragazze per alimentare progetti di uguaglianza e crescita culturale ed etica nel nostro territorio. Perché se il seme muore può dare molto frutto.

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