Il Patto Educativo di Corresponsabilità, una competenza di tutti

di Fernando Cerchiaro

[dropcap style=”font-size: 60px; color: #1e6bbd;”] P [/dropcap]er molte scuole il Patto Educativo di Corresponsabilità (PEC) è una norma scarsamente significativa, presente sì, ma più come “atto dovuto” che leva e fondamento di una nuova, vera e più partecipata alleanza educativa tra scuola e famiglia.

Per la verità a questa prima pessimistica osservazione non corrisponde la straordinaria eccezione di come vive il PEC la scuola di Rosà! Che, purtroppo, rimane una lodevole eccezione….

Il  PEC è  una norma molto essenziale, che vale la pena di rileggere nella sua interezza:

Contestualmente all’iscrizione alla singola istituzione scolastica, è richiesta la sottoscrizione da parte dei genitori e degli studenti di un Patto Educativo di Corresponsabilità, finalizzato a definire in maniera dettagliata e condivisa diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie.

     I singoli regolamenti di istituto disciplinano le procedure di sottoscrizione nonché di elaborazione e revisione condivisa, del Patto di cui al comma 1.

     Nell’ambito delle prime due settimane di inizio delle attività didattiche, ciascuna istituzione scolastica pone in essere le iniziative più idonee per le opportune attività di accoglienza dei nuovi studenti, per la presentazione e la condivisione dello statuto delle studentesse e degli studenti, del piano dell’offerta formativa, dei regolamenti di istituto e del patto educativo di corresponsabilità.

Questo breve testo è il terzo articolo di un breve DPR 235/2007, che introduce aggiunte e modifiche allo Statuto degli studenti. Gli altri due articoli riguardano temi connessi con i provvedimenti disciplinari, le modalità per adottare le sanzioni (che il DPR precisa ed aumenta) e per ricorrere contro le stesse, istituendo, a livello regionale e di istituto, l’Organo di Garanzia.

Questa norma viene introdotta dal ministro Fioroni in un momento di particolare emergenza educativa in cui il fenomeno del bullismo, certo ingigantito quotidianamente dai media, si è presentato come il problema prioritario e più pesante per la dimensione educativa della scuola.

Vale anche la pena di sottolineare lo stile singolare e le modalità con le quali la legge viene introdotta.

Lo stile è quello che vuole evidenziare e privilegiare nella scuola gli aspetti educativi dell’accoglienza e del benessere dello studente per leggere in un ambiente positivo le quotidiane emergenze del disagio, del bullismo e delle patologie in genere. Esperienze queste da affrontare con la strategia della prevenzione e con interventi in cui il richiamo alla regola e alla somministrazione di provvedimenti disciplinari e di sanzioni anche gravi, appaiano sempre orientati da una finalità educativa, dal senso di responsabilità e dall’esercizio di una reale corresponsabilità che la scuola, comunità educante, deve vivere con gli studenti stessi e le loro famiglie.

Per questo, infine, la norma viene inserita e va letta all’interno dello Statuto degli studenti (DPR 249/98) che, nel definire diritti e doveri, chiama stupendamente la scuola “comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni”.

 Dunque l’idea di chiedere ad ogni scuola di dotarsi di un PEC come scelta per fondare, orientare e disciplinare le regole di convivenza, nasce dall’intento di offrire ai docenti, agli studenti e alle loro famiglie un’occasione di confronto responsabile, di accordo partecipato, di condivisione di metodologie e di obiettivi fondanti la vita insieme a scuola. Perciò il PEC ha una forte valenza simbolica perché offre ad ogni istituzione scolastica l’occasione di riflettere, esplicitare e valorizzare  norme non solo sottoscritte insieme, ma insieme cercate e definite, ponendo così basi solide ad un forte senso di appartenenza ad una scuola percepita allo stesso modo da studenti, docenti e genitori.

Solo utopia? Sì, per quanti il PEC lo ritengono solo competenza della scuola, lo compongono con il copia/incolla e lo propongono alla sottoscrizione come uno dei tanti “atti dovuti”; invece leva straordinaria di corresponsabilità educativa e di maturazione democratica per chi, con pazienza e sapienza, annualmente lo ripensa, lo rilegge e lo ripresenta, non come astratta enunciazione di valori, ma come scelta di fiducia, di dialogo, di trasparenza di una scuola che vive come “comunità educante”.

In conclusione, almeno per ora, solo due precise indicazioni.

La prima riguarda ogni singola scuola intesa con tutte le sue componenti: se il PEC è competenza di tutti vale nella misura in cui ciascuno, rileggendolo, vi ritrova un’idea condivisa di educazione e di scuola.

La seconda porta a guardare al PEC oltre i confini della scuola…e a prospettarlo e ad elaborarlo sempre più con l’orizzonte del Territorio dove convivono, spesso senza alcun confronto e collaborazione, altre, diverse ed importanti agenzie educative, ma dove, soprattutto, vivono, crescono e maturano come cittadini,non solo a scuola, i ragazzi e i giovani.

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