Il saluto del nostro Arciprete

di don Giorgio Balbo

[dropcap style=”font-size: 60px; color: #1e6bbd;”] I [/dropcap]l conclave ha donato alla Chiesa cattolica un nuovo Papa, che ha scelto di chiamarsi Francesco. Lo saluto e lo ricordo con le sue stesse parole, augurandogli di portare a termine ciò che lo Spirito gli suggerirà per il bene della Chiesa e degli uomini d’oggi. Tra i tanti gesti da lui compiuti in queste prime settimane, rammento quanto accaduto domenica 21 aprile, dedicata al Buon Pastore. Alla folla che lo acclamava scandendo il suo nome, papa Francesco ha risposto, sorridendo ma correggendo al tempo stesso che avrebbe fatto meglio a invocare “Gesù…”

NON RESISTETE ALLO SPIRITO  (omelia di Papa Francesco del 16 aprile)

«Testardi! Voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo»: Stefano ricorda quanti hanno perseguitato i profeti e dopo averli uccisi gli hanno costruito «una bella tomba» e solo dopo li hanno venerati. Anche Gesù rimprovera i discepoli di Emmaus: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!». Sempre, anche tra noi c’è quella resistenza allo Spirito Santo.

Per dirla chiaramente: lo Spirito Santo ci dà fastidio. Perché ci muove, ci fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti. E noi siamo come Pietro nella Trasfigurazione: «Ah, che bello stare così, tutti insieme!». Ma che non ci dia fastidio. Vogliamo che lo Spirito Santo si assopisca, vogliamo addomesticarlo. E questo non va. Perché lui è Dio e lui è quel vento che va e viene e tu non sai da dove. È la forza di Dio, è quello che ci dà la consolazione e la forza per andare avanti. Ma andare avanti da fastidio, la comodità pare più bella.

Oggi sembra che «siamo tutti contenti» per la presenza dello Spirito Santo, ma non è vero. Questa tentazione ancora è di oggi. Un solo esempio: pensiamo al Concilio: il Concilio è stato un’opera bella dello Spirito Santo. Pensate a papa Giovanni: sembrava un parroco buono e lui è stato obbediente allo Spirito Santo e ha fatto quello che lo Spirito voleva. Ma dopo cinquanta anni, abbiamo fatto tutto quello che ci ha detto lo Spirito Santo nel Concilio? In quella continuità della crescita della Chiesa che è stato il Concilio? No. Festeggiamo questo anniversario, facciamo un monumento, ma che non dia fastidio. Non vogliamo cambiare. Di più: ci sono voci che vogliono andare indietro. Questo si chiama essere testardi, questo si chiama voler addomesticare lo Spirito Santo, questo si chiama diventare stolti e lenti di cuore.

Anche nella nostra vita personale succede lo stesso: lo Spirito ci spinge a prendere una strada più evangelica e noi rispondiamo: «Ma no, va così, Signore». Non opponiamo resistenza allo Spirito Santo. È lo Spirito che ci fa liberi, della libertà di Gesù, e dei figli di Dio! “Non opporre resistenza allo Spirito Santo: è questa la grazia che io vorrei che tutti noi chiedessimo al Signore: la docilità allo Spirito Santo, a quello Spirito che viene da noi e ci fa andare avanti nella strada della santità, quella santità presente nella Chiesa con tanti bellissimi esempi. È la grazia della docilità allo Spirito Santo. Così sia.

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