Incontro al Carmelo: l’amore di Dio è eterno e ci sazierà per l’eternità

di Brigida Larocca

Dietro una grata, che più passa il tempo e più diventa impercettibile, due occhi amorevoli e sfavillanti di gioia, un sorriso che accoglie e rasserena, una voce soave e melodiosa, ma nello stesso tempo ferma e sicura per la forza che le deriva dalla sua scelta vocazionale: ecco come si presenta ad alcuni di noi della redazione di Voce Rosatese Suor Caterina. Siamo nel Monastero di clausura delle Carmelitane Scalze di Santa Teresa di Gesù Bambino, che si trova a Vicenza ai piedi di Monte Berico, in un sabato mattina di fine gennaio.

È da tempo che come redazione desideravamo quest’incontro per condividerlo con la comunità di Rosà e così far conoscere questo luogo prezioso che dal 2001 un gruppo di rosatesi frequenta e, grazie a Rino Favero, la madre Priora del Monastero ci ha concesso questa possibilità.

Oggi quando tutto è velocità come nasce e che senso ha una vocazione che privilegia la preghiera, il silenzio, l’ascolto, il canto, l’immobilità?

Suor Caterina con grande entusiasmo dice che è un MIRACOLO come il Signore anche oggi non solo chiama le monache ad una speciale consacrazione, ma anche tutti i laici, ognuno di noi riceve una chiamata per vivere più in profondità la fede.

La chiamata per le suore di clausura tuttavia è più radicale, nel senso che viene loro richiesto di vivere la limitatezza fisica sia di spazio che di relazioni.

Da bambina, una compagna di scuola chiese ad Erika (nome di battesimo di Suor Caterina) cosa secondo lei avrebbe fatto da grande. Erika, vedendo l’amica forte e coraggiosa, rispose che avrebbe fatto la domatrice di cavalli e subito la stessa replicava che Erika sarebbe invece diventata suora. Subito sembrava una sciocchezza, ma tutte le volte che c’era una scelta importante, Erika continuava a domandarsi se il Signore veramente la volesse come suora, anche se poi allontanava subito questo pensiero “quasi fosse una mosca fastidiosa”…finchè nel periodo universitario fu messa alle strette: era in carriera, aveva fatto tutti i suoi programmi, si sentiva sopra il cavallo come S.Paolo. Scelse di fare un’esperienza all’estero, l’unico posto possibile era in Africa ed Erika sentì che era proprio il Signore a volere che lei andasse lì …il mese trascorso in Africa fu per lei indimenticabile sia professionalmente che umanamente, ma nello stesso tempo fu anche una prova: alcuni problemi di salute dovuti alla profilassi antimalarica furono vissuti da Erika, nella povertà della sua fede, come tradimento di Dio.

Tornata a casa ad agosto, la nostalgia di Dio si faceva però sempre più profonda e diversi eventi la portarono ad incontrarLo in profondità attraverso la Sua parola.

Quindi dall’esperienza in Africa nel 1995 e dalla vera e propria chiamata nell’Epifania 1996, iniziò un cammino di 6 anni: Erika terminò gli studi universitari di medicina e si mise alla ricerca per capire dove il Signore la volesse come sposa tutta per sé. Fu ancora una lotta interiore perché sentiva la chiamata ad una totalità radicale, ad un amore che va al di sopra di tutto “tutto per te, in verità tutto per gli altri”, finchè nel 2001 Erika entrò nel monastero delle Carmelitane Scalze di Vicenza con il nome di Suor Caterina.

La clausura implica una separazione materiale con il mondo. Ciò non vuole dire non avere interesse per ciò che accade nella società. In realtà le suore di clausura sono al servizio dell’umanità con la vita contemplativa e la preghiera. Lasciano tutto per Gesù, ma vivono nella gioia di chi ha trovato la pienezza della vita: Dio. “DIO SOLO BASTA: Dio ci sazierà per l’eternità”.

Ognuno è responsabile del tempo in cui vive. Anche le suore girano il mondo con la preghiera, davanti a Gesù

portano le realtà piccole ed anche le problematiche che ci superano. Da una parte l’impotenza: ci si scontra con problemi più grandi di noi, ma nello stesso tempo la certezza che tutto è possibile a chi si affida al Signore, con fede e amore assoluto.

Nella preghiera e nella fede partecipiamo all’onnipotenza di Dio: uno non fa niente, ma può pregare, intercedere.

Quanto crediamo alla fede? È importante la partecipazione attiva, Dio non ci chiede niente di più di quello che possiamo fare. Il mondo cambia se io cambio: tutti abbiamo la nostra natura umana, quello che io posso fare è di portare al Signore il male che c’è in noi per guarire l’umanità intera.

“Con il fare la Sua volontà c’è quella fusione nucleare, c’è quell’intensità nell’attimo del dono di noi stessi che se vissuto con amore e per amore ci fa capire che L’AMORE È ETERNO, NON HA NE’ SPAZIO NE’ TEMPO, vivere l’amore è partecipare alla vita di Dio: si supera così la limitatezza fisica e temporale ed è da brivido ! La grandezza dell’opera è l’amore che ci metto dentro ”.

“Nostalgie Suor Caterina?” “No ed è una sorpresa: uno si trova e si sente al suo posto”.

 

LA GIORNATA IN MONASTERO

Attualmente nel Monastero di Vicenza ci sono 19 monache provenienti da diverse parti d’Italia. La loro è una vita semplicissima, è quella di famiglia e quindi anche con le difficoltà di convivenza, perché la natura umana è la stessa. La diversità esiste nella conduzione di una vita semieremitica, nel senso che ognuna di loro vive nella propria cella (stanza singola), condividendo però nell’arco della giornata alcuni spazi comuni: in ogni momento, anche quando si mangia, regna il silenzio per costruire un rapporto diretto con Dio.

La giornata inizia alle 5½ e termina verso le 22.00/22.30. È scandita da un ritmo molto intenso, strutturata in modo da portare le monache al dono di sè stesse attraverso la preghiera personale e comunitaria, la liturgia delle ore, la messa, i vespri. Del tempo viene dedicato anche alla formazione, alle letture personali, al lavoro … “poi c’è quello che vuole il Signore…siamo come tutti gli altri…”.

 

I CONTATTI CON L’ESTERNO

I contatti con le persone che giungono anche inaspettatamente avvengono nel parlatorio, la stanza che separa con una grata le monache da chi arriva da fuori oppure mediante il telefono che squilla spesso per chiedere preghiere.

Nella chiesa del Monastero c’è un libro che nella copertina ha questo invito “Se vuoi lascia qui la tua firma, le tue gioie e i tuoi dolori. Ti ricorderemo nella nostra preghiera”: le intenzioni che vengono lasciate, come tutte le altre intenzioni, vengono riportate su una bacheca, ma soprattutto entrano nel cuore e nella preghiera delle Sorelle.

 

AI ROSATESI

“Siamo qui a servizio della chiesa, della diocesi, della comunità: la nostra preghiera è assicurata, con un legame stretto che ci lega attraverso alcuni di voi e Voce Rosatese.

Abbiate fiducia che non siamo mai soli, che qualcuno prega per noi.”

Le monache, spose del Signore, sono il tramite per i doni di Dio. “Il Signore è stupendo nelle sue scelte: tutto è possibile a chi si affida, con fede e amore assoluto, al Suo misterioso progetto di salvezza e di santità” (dalle Cronache del Carmelo 8 marzo 1986).

 

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