La Madonna del Grappa “Lassù è casa mia”

di Fabrizio Parolin

 

Aveva ragione Marta, il panorama da via Ungaretti nelle giornate più limpide è semplicemente mozzafiato, nel senso che quando alzi lo sguardo verso nord e guardi le nostre montagne, non puoi non provare una sensazione di meraviglia.

Solo allora capisci che anche il paesaggio naturale ha un’anima e può trasmettere emozioni forti, ma spesso ce ne dimentichiamo e siamo così presi dalla frenesia che sembriamo vivere in una specie di bolla scura.

“Nonno, ma cos’è che brilla lì in cima?”

“Caro Luca, guarda che meraviglia! In queste giornate invernali si vede ancor meglio, soprattutto dopo un’abbondante nevicata. Quella che brilla maestosamente è la cappella votiva dedicata alla Madonna del Grappa, detta anche “Madonna

Mutilata”, ma ora ti racconterò la sua storia così  potrai capire.

Agli inizi del Novecento, l’Episcopato italiano propose di consacrare a Cristo Redentore le vette più alte e importanti delle montagne e per il Veneto fu scelto proprio il Grappa.

L’allora Patriarca Giuseppe Sarto, poi divenuto Papa Pio X, propose che al posto della croce venisse edificato un sacello votivo con la statua della Vergine.

La cappella venne costruita in pietra rossa del Grappa, infatti era difficile trasportare lì in cima altri materiali, ma per la statua la storia fu diversa.

Don Sebastiano Favero infatti trovò a Lione, in Francia, una statua della Madonna benedicente, in ghisa bronzata, vuota e costituita da tre separabili pezzi che potevano essere trasportati singolarmente a dorso di mulo fino alla cima.

Questa statua arrivò a Borso del Grappa nel novembre del 1900 e restò custodita in canonica fino al successivo luglio.

Il 4 agosto del 1901 il Patriarca Giuseppe Sarto benedì il sacello e l’immagine alla presenza di circa sei mila persone. Ti rendi conto quanta gente?

Purtroppo il 14 gennaio 1918, durante un furente combattimento avvenuto sulla cima del monte, la statua venne colpita e mutilata da una granata austriaca e così i nostri soldati la trasportarono nella chiesa di Borso e poi a Crespano, dove rimase esposta per i fedeli e i soldati.

Dopo la conclusione del confitto, essa fu presente alle varie mostre di guerra realizzate a Bologna, Genova, Padova, Bassano e infine a Venezia dove venne riparata, lasciando però evidenti i segni delle “ferite” ricevute.

La sacra Immagine venne ricollocata sul Monte il 4 agosto 1921 e, solo successivamente nel 1935, venne inaugurato il Sacrario che la circonda, un’opera monumentale a gradoni che raccoglie i corpi di molti soldati caduti durante la Grande Guerra e simbolicamente posti sotto il sacello.

Così per concludere voglio citarti i profondi versi che il poeta Renato Simoni dedicò alla Vergine del Grappa dopo il suo “ritorno”:

 

Sul Grappa la Madonna è ritornata,

sul Grappa che l’estate infiora e ammanta

e le bandiere l’hanno salutata,

l’ha salutata la montagna santa;

l’han salutata con sommesse voci,

i cimiteri ove son tante croci.

 

Quando la Patria vacillò e dal monte

s’udiva un lungo gemito d’oppressi,

i giovanetti sono corsi al fronte

e la Madonna stava in mezzo ad essi.

Albe ridenti, vespri di fiamma…

la Madonna parea la loro mamma.

 

Parea la loro mamma; una dolente

mamma che i figli si vedea morire e,

per salvarli, non potea far niente,

ma solo lacrimare e benedire.

Divider volle allor la loro sorte

e la Madonna fu ferita a morte.

 

E l’han portata giù squarciata e infranta,

e i giovinetti le han gridato allora:

Tu tornerai quassù, Madonna santa,

Madonna bella, tornerai qui ancora.

Per te conserveremo questa cima

libera ed italiana come prima.

Quanti son morti? Sol le madri il sanno

e del Grappa lo sa la terra pia.

Ma invan l’Austriaco, il Turco e l’Alemanno

attaccaron la cima di Maria.

La vittoria vi fè la prima tappa,

poi varcò il Piave e irruppe giù dal Grappa

 

Or non più le tue rocce il sangue bagna,

o Grappa nostro. Gli invasor son vinti,

e la Madonna torna alla montagna,

torna la mamma presso i figli estinti.

Bronzo novello le ferite serra

della Madonna invalida di guerra,

 

Oh! la Madonna è bella, ed i pittori

l’han dipinta vestita di turchino,

cinta di stelle tra i più vaghi fiori;

chinato il volto sul divin Bambino.

Della bellezza tu la palma porti,

o Madonna che guardi i nostri morti.

 

O Madonna che udisti nelle meste

sere, salir dal basso una canzone

di bimbi, che vincea fin le tempeste

formidabili e cupe del cannone;

una canzon che ai piedi tuoi morìa:

 

«Monte Grappa, tu sei la patria mia»

 

Per la stesura dell’articolo è stato consultato il sito dell’Associazione Nazionale Alpini e il testo “Monte Grappa” dell’autore Antonio F. Celotto, edito nel 1966 dalla tipografia Minchio di Bassano.

Il sottotitolo dell’articolo è ispirato al romanzo “Lassù è casa mia” dell’autore bassanese Loris Giuriatti.

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