Normalità differenti

Anna Alberton – Istituto Comprensivo A.G. Roncalli – 3ª F

[dropcap style=”font-size: 60px; color: #1e6bbd;”] V [/dropcap]i siete mai chiesti che cos’è la normalità e cosa ci differenzia gli uni dagli altri? Beh, non è così semplice come si crede. Ci possono essere diversi punti di vista sulla parola “normalità”, molte volte ci rendiamo conto che sbagliamo: come posso pensare, io, di essere diverso rispetto a qualcun altro?
Una cosa è vera: non siamo tutti uguali: questo lo scopriamo ogni giorno e questo ci rende speciali. Ma non stiamo parlando di gusti, bensì di aspetto: noi molto facilmente definiamo “non normali” le persone che hanno un handicap. Ma se quelli “non normali” non fossero loro, ma noi? Immagino che rimarremmo male se sentissimo una persona che ci chiama “handicappati”. Però non pensiamo, quando siamo noi a dirlo, che potremo ferire gli altri. Se pensate che tanto loro, i disabili, non capiscono, io vi smentisco, perché “loro” sono molto più svegli di quanto si crede. Io vivo ogni giorno in prima persona tutto questo, perché ho un cugino che è portatore di una rarissima forma di handicap della quale è affetto un bambino su centomila.
Per noi di famiglia non è stato facile accettare la situazione perché, non essendo una malattia ereditaria, era la prima volta che vivevamo le conseguenze della malattia e il primo impatto, infatti, non è stato dei migliori: a Bassano, dove è nato, non curavano una malattia così rara. Per i primi quattro mesi mia zia ha dovuto andare avanti e indietro per gli ospedali di Firenze, Milano, Torino… Come se non bastasse, i medici ci avevano fatto sapere che il bimbo non aveva speranze: era tanto se era nato vivo e se raggiungeva il primo anno di vita.
Ma i suoi genitori, i miei zii, non si sono dati per vinti e hanno faticato per farlo crescere al meglio. Ora lui è un bambino come tanti altri: va all’asilo, sa contare, andare in bicicletta e ha sei anni. È il mio cugino preferito e nonostante per me sia difficile parlarne, ho voluto farlo per dimostrarvi che la vita è un dono e tutti, come i miei zii, dovrebbero andare avanti senza mai guardare indietro. La vita non è uno scherzo e loro, i disabili, lo sanno meglio di noi, che molte volte crediamo che sia meglio non averne una. Inoltre, chi invece la vorrebbe, a volte ne viene privato anche a causa di altri. Concludo dicendo che la normalità non esiste e il mondo è bello per questo.

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