ROMA 2016: Via Francigena

di Luca Gasparotto

 

 

Un passo, un altro passo…

La meta sembra così lontana, la fatica si fa sempre più forte.

La gola è secca, il sudore sulla fronte finisce sulle sopracciglia, poi sugli occhi, con il braccio mi asciugo il viso in modo veloce, il sole sembra sempre più forte.

E pensare che solo ieri eravamo in bus, a guardarci, a sentire le nostre risate, appena partiti….

C’era molta timidezza, molta insicurezza. I volti non erano tutti conosciuti,

molti erano estranei, ma tutti eravamo li per uno scopo: la Via Francigena.

Partenza veloce alla mattina da Rosà, una valanga di ore in pullman, seguiti dal fedele furgone guidato dai cuochi.

Svegli, attivi e volenterosi (forse non tutti) arriviamo.

Ci sistemiamo in uno dei numerosi alloggi, a Bassano Romano: molti pensano che siamo tornati a Bassano del Grappa: invece siamo

vicini a Roma (a circa 60km dal centro), facciamo le prime presentazioni così da conoscere i volti nuovi e riconoscere i vecchi amici, mangiamo e proviamo a dormire qualche ora.

Ci svegliamo presto, prestissimo, assomigliamo tutti agli zombi del video “Thriller”, facciamo colazione e cominciamo la nostra camminata, con la pesantezza del sonno e dello zaino sulle spalle.

Ma siamo in cammino, e passo dopo passo sempre più vicini a Roma.

Facciamo qualche pausa e dopo infinite distanze  percorse a piedi arriviamo al primo oratorio di Campagnano: che magnifica visione!!

Ci riposiamo, le prime vesciche e i leggerissimi doloretti causati dai “pochi” chilometri percorsi si fanno sentire, dopo alcune attività e una cena super salutare tutti a nanna.

E il mattino dopo, all’alba, ricominciamo di nuovo: risveglio muscolare, preghiera e via!!!

Si riparte, con più stanchezza ma anche con più determinazione.

Ci muoviamo verso la Storta, e anche se i passi si son fatti più faticosi in un certo senso sono anche più leggeri, poiché abbiamo già “rotto il ghiaccio” iniziale.

Arriviamo, dopo alcune soste e visioni alterate che ci illudevano di essere dentro un servizio fotografico posto su una cascata, giungiamo al “Tempio di Apollo”, un albergo, in località la Storta.

Scopriamo un piccolo angolo rilassante evquasi paradisiaco in quel “Tempio” che ci aiuta moltissimo a recuperare le energie ormai ridotte a zero.

Ripartiamo il mattino dopo, sempre all’alba, ultima destinazione: Roma.

Il cammino sembra più leggero, i dolori, prima insopportabili, ora diventano quasi un piccolo fastidio che non da molto peso agli ultimi passi.

Ridiamo, scherziamo e, sopratutto, ci aiutiamo a vicenda, spronandoci così che la tappa di cammino finale sembra quasi una passeggiata all’inizio.

Poi però arriva, lei: la fatica. Ci falcia le gambe, dopo la pausa pranzo, e stremati siamo poco pronti per gli ultimi chilometri.

Ma con la forza di volontà, lasciando alcuni zaini in furgone e soprattutto con i sorrisi dei nostri compagni arriviamo.

Arriviamo lì, dove tutte le strade convergono! Nella piazza centrale della vecchia città eterna: Roma!

Piazza S. Pietro non è mai stata così bella.

E lì crollano le stanchezze, il morale va terra e si fanno sentire e vedere le fatiche accumulate per tutto il viaggio.

Ma la felicità e l’aria di freschezza che respiriamo liberi in piazza non ha prezzo.

E così finiamo il cammino, ma iniziamo il nostro viaggio a Roma.

Tra spiaggia, Cinecittà, oratorio, Colosseo, Fontana di Trevi, Villa Borghese e tanta metropolitana viviamo come veri

e propri romani, sempre con la nostra maglietta rossa addosso con la scritta “SPQR: SONO PAZZI QUESTI ROSATESI”.

E gli ultimi quattro giorni, che sembrano volare come ore, vengono conclusi tra visite a Roma e soste  nell’oratorio che ci ospitava.

Difficile raccontare tutto in poche righe, difficile esprimere così tante emozioni dentro un foglio di carta.

Ricordi che rimarranno forse indelebili, ricordi di fatica, di sudore ma di tanta, tantissima gioia.

Roma, grazie di averci mostrato un po’ della tua bellezza, grazie sopratutto a tutti i volenterosi che hanno vissuto questa fantastica avventura.                            Ave, Rosatesi!

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