Ministranti, servire la messa e la comunità

a cura del Gruppo Ministranti

 

C’è chi comincia per gioco, chi per seguire amici o provare esperienze suggerite dai genitori. Il nome deriva dal latino “ministrare”, che significa servire. Assistere il sacerdote durante la messa è un servizio che accompagna i ragazzi nella crescita, nella responsabilità e nella consapevolezza. Per se stessi e per tutta la comunità. Il gruppo ministranti di Rosà conta oggi circa 20 ragazzi, coordinati da Livio Pellizzari, Livio
Baggio, Renzo Carlesso, che con pazienza, scaltrezza e simpatia li accolgono e li dirigono con cura amorevole in ogni celebrazione. A tenere i rapporti con i genitori dà una mano Katia Dal Pastro, in modo che i ministranti vengano distribuiti nelle varie occasioni e ognuno diventi parte attiva del servizio. E c’è don Andrea che ha a cuore questi giovani, organizza piccoli momenti di formazione ed è felice di fare festa con loro.
“Una messa senza ministri è come un altare senza fiori – commentano i sacrestani – vedere l’altare servito da tanti ministranti, grandi e piccoli, è segno che dietro ci sono buone famiglie. E poi è anche un buon esempio per altri giovani e per tutti. E’ bello vederli arrivare con tanta innocenza e crescere piano piano. Questo bagaglio di esperienze sarà ricchezza per loro. La bellezza del servire la comunità e non solo, per tutta la vita. E’
vocazione, quella di donare tempo e impegno. E per qualcuno occasione per fare discernimento nel proprio cammino di fede”.

 

INTERVENTI DEI RAGAZZI
“L’idea mi è venuta in mente ancora quando ero piccola, avevo sette anni e mio papà e mia nonna erano nel coro di Rosà e durante la messa loro cantavano e io stavo dietro ad ascoltarli e vedevo che alcuni ragazzi erano sull’altare e aiutavano il prete a celebrare la messa. Da quel momento mi sono detta che volevo farlo anche io. Il servizio che do in chiesa durante la celebrazione mi permette di vivere la messa in modo
diverso, perché vedo “la messa dietro le quinte”, cioè vedo e capisco che ci sono tante cose da fare e che non è solo portare le ciotole e il calice al prete, bensì un sacco di azioni per far sì che la messa venga svolta al meglio. Secondo me per un ragazzo oggi è importante il servizio all’Altare perché così ci si rende conto di quante cose ci sono dietro a una celebrazione, di quante cose bisogna tenere conto. Può essere importante anche perché così si vive una nuova esperienza. Nel mio percorso di servizio all’Altare ho stretto molte amicizie, ho pure scoperto di avere
dei cugini che non sapevo nemmeno di avere. Spesso ci troviamo anche fuori dalla chiesa per fare delle passeggiate e passare del tempo assieme. Offrendo servizio all’Altare ho trovato la mia migliore amica. Nel servizio all’Altare siamo chiamati a prestare servizio a Dio e al prete che celebra la messa. Ogni ministrante ha uno o più compiti da svolgere durante la celebrazione che vengono stabiliti prima dell’inizio.
A un ragazzo della mia età vorrei dire che è un’esperienza da provare, perché a me ha dato tanto. È bello anche insegnare ai più piccoli che si avvicinano a questo servizio”.(Alina)

“Sono Erik ed ho iniziato a fare il ministrante molto piccolo, infatti non avevo ancora compiuto 5 anni perché anche le mie sorelle più grandi lo facevano. La postazione dei ministranti mi piace perché da lì riesco a vedere tutto quello che fa il sacerdote e riesco a seguire con più interesse la messa, specialmente l’omelia. Penso che fare il ministrante sia un modo per fare qualcosa di bello e utile per la parrocchia. Tra ministranti ci conosciamo tutti, con alcuni ho anche altre attività in comune. Il ministrante è il braccio destro del sacerdote durante la celebrazione. Abbiamo diversi compiti e nelle celebrazioni più importanti, quando siamo presenti tutti insieme, è bello perché ognuno fa qualcosa. Durante le messe ordinare meno ministranti ci sono e più sono le cose da fare. Infine, se qualcuno non ha tanta voglia di partecipare alla messa, consiglio di fare il
ministrante perché non ci si annoia, si fanno nuove amicizie, si fa gruppo e ogni tanto si fa festa con i sacerdoti nella Bat-caverna”.(Erik)

 

“Siamo entrati nel gruppo dei Ministranti perché già nostro fratello ne faceva parte e, frequentando anche noi la S. Messa, ci sembrava che svolgere questo impegno ci avrebbe resi ancora più partecipi. Infatti, questo servizio ci aiuta a seguire i vari momenti dell’Eucarestia, a sentirci più vicini a Gesù e a vivere con maggiore attenzione e impegno il tempo trascorso nella sua casa. Tra di noi ci aiutiamo e concordiamo di volta in volta sul ruolo da svolgere nella Messa in cui prestiamo servizio, in modo che tutti si sentano utili. E’, inoltre, un momento di ritrovo con i nostri amici e occasione di conoscenza con ragazzi e ragazze che prestano servizio in altre parrocchie. Ogni anno sono, infatti, presenti occasioni
di condivisione che ci aiutano a conoscerci ancora meglio e a stare insieme anche oltre al nostro servizio. Ad esempio, è divertentissimo mangiare e giocare insieme ai nostri sacerdoti nella ‘Bat-caverna’!” (Sveva e Nicolò)

 

“Sono entrata nel gruppo ministranti per fare una sorpresa alla mia nonna materna. Fin da piccolissima mi diceva che le sarebbe piaciuto vedermi sull’altare a prestare servizio. In terza elementare, il giorno dell’Epifania, ho iniziato. E’ un’esperienza che mi ha permesso fin dall’inizio di vivere la messa in modo diverso, dando il mio contributo in diversi momenti: accompagnando il sacerdote all’altare, ascoltando il Vangelo con le candele,
servendo attorno all’altare. A chi volesse iniziare a prestare servizio, direi che quella del Ministrante è un’esperienza che aiuta a crescere, rende più consapevoli e responsabili, aiuta a stare con gli altri e a collaborare perché nessuno ha ruoli più importanti di altri,
semplicemente si sta insieme per prestare un servizio in comune”. (Angela)

 

“Sono uno dei più piccoli. Fare il ministrante mi rende molto felice perché ho imparato tante cose dagli altri ministranti più grandi e siamo tutti amici. La cosa che mi piace di più è portare la navicella, cioè il contenitore per l’incenso, e mettermi la veste. Quello che faccio sull’altare è importante, mi sembra di capire un po’ di più la messa. Quando sono vicino all’altare mi piace guardare tutte le persone che sono in silenzio e pregano. Poi, quando ci sono le Feste importanti come il Natale o la Pasqua o le processioni, è una festa ancora più grande. Mi sono piaciute anche le feste che abbiamo fatto con i ministranti delle altre parrocchie, c’erano tanti ragazzi. Abbiamo giocato e ci siamo divertiti”. (Giovanni)

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