Il Maestro Callisto Grandesso

di Angelo Zen

[dropcap style=”font-size: 60px; color: #1e6bbd;”] H [/dropcap]o tra le mani la pubblicazione di un’intervista rilasciata a Marilisa Berti dal maestro Callisto Grandesso nel lontano dicembre 1995.

“Ricordo – egli dice – che tutte le estati ci riunivamo nella nostra società: la S.I.V., ovvero Studenti In Vacanza. Il nostro passatempo prediletto era il teatro. Il card. Baggio, allora studente, scriveva le commedie. Noi avevamo il compito di recitare. E a me veniva sempre assegnata la parte del bambino prodigio in questa filodrammatica di principianti. La domenica, dopo le funzioni, davavamo il nostro spettacolo al vecchio teatro”. Non trovo modo migliore per proporre all’attenzione dei lettori una figura molto importante del nostro paese. Ne occupa la scena fin dal lontano 1920, anno della sua nascita. Viene a mancare nel mese di maggio del 1999. La sua è una vita vissuta con intensità, segnata da vari interessi, con eleganza, con passione e soprattutto contraddistinta da vero, disinteressato altruismo. Il suo è un lavoro svolto in modo discreto e nascosto ai più.

La sua giovinezza.
Nato a Borgo Quinti di Rosà, vive i suoi anni giovanili alla scuola di mons. Luigi Filippi, con persone che diverranno illustri. Basta ricordare le figure del card. Sebastiano Baggio, di mons. Serafino Comin, di p. Giorgio Baggio e di altri che porteranno in alto il nome di Rosà nel mondo. Il suo è un crescere e maturare con la vicinanza di menti importanti che saranno per lui modelli di riferimento. Se fosse stato un alto generale dell’esercito, nella sua vita avrebbe collezionato una miriade di stelle o di medaglie. La sua è una vita attivissima e tutt’altro che tranquilla e dozzinale. Come combattente e reduce vive ben quattro campagne di guerra.

La sua professione.
La strada che intraprende professionalmente è quella di insegnante elementare. Ciò avviene fin dall’anno 1939, servizio interrotto durante le chiamate alle armi. La professione viene svolta con grande passione e rara competenza. Rimangono storiche le lezioni impartite ai teneri alunni di introduzione nel mondo del disegno con particolare predilezione per quello geometrico. Molti dei suoi alunni divengono poi bravi imprenditori, protagonisti della vita economica della Rosà del benessere. Per intenderci quella affermatasi negli anni dal 1960 al 1990. La signorilità nel tratto, l’eleganza del vestire (non mancavano mai cravatta e fazzoletto al taschino della giacca), il fine umorismo, sono ciò che lo fanno ricordare come “unico”. La sua maturità è segnata dal matrimonio con l’amata consorte Lia Piotto, compagna di lavoro in tanti anni di scuola elementare e dalla nascita dei tre figli Alessandro, Carlo e Alberta. È ricordato come “il maestro”, perché fu maestro nella scuola, maestro nella famiglia, che educò con gli esempi ad aiutare quanti avevano particolari necessità (commovente quanto fatto per il nipotino Bruno).

L’unitalsi.
L’esistenza del m/o Callisto è segnata dalla passione e dalla competenza manifestata come tuttofare all’interno dell’Unitalsi, l’associazione di volontariato che si occupa delle persone ammalate e in particolare dell’organizzazione di viaggi con mete Lourdes, Loreto, Fatima, Terra Santa. Ciò fino all’anno 1977. Da allora arriva a coprire importanti incarichi nell’associazione stessa. Presidente ed instancabile organizzatore della Sezione di Bassano del Grappa, presidente della Sezione triveneta dell’Unitalsi e ancora membro del Consiglio Direttivo Nazionale. Nell’anno 1995, così si esprime, sono parole sue. “Sono all’Unitalsi da 40 anni. In un primo tempo ho lavorato nell’associazione come manovale e lava pignatte. Poi dalla sera alla mattina mi sono trovato ad essere Presidente. Cosa fosse questa associazione l’ho capito veramente quando mi sono tuffato. Qui non solo si impara a dare gratuitamente, ma si fa anche l’esperienza di quanto sia arricchente il donare di sé. Si dà e si riceve, soprattutto in termini di conseguimento di gioia spirituale. Del resto tutto è basato sul detto evangelico: qualsiasi cosa hai fatto al minimo l’hai fatto a me”. Bastano pochi “grandi” numeri per significare quale sia stata l’opera svolta dal m/o Callisto all’interno dell’Unitalsi. Quale allievo di mons. Marco Carlesso, Arciprete della Parrocchia di Santissima Trinità di Angarano, gli subentra come Presidente della Sezione di Bassano del Grappa. Con lungimiranza arriva a dotare la Sezione di una sede degna. Infatti da un capannone mal ridotto la Sezione trova la sua sede in un palazzo signorile, acquistato con mezzi propri, situato in quartiere Angarano. Questa operazione è tutta sua. Da qui l’opera del m/o Grandesso si snoda nel lungo cammino di oltre quarant’anni. È un appassionato nel lavoro di organizzazione, di vigile quadratura dei bilanci, di fine tessitore di rapporti con enti, istituzioni, personalità, con il mondo degli ammalati e del volontariato che ne ruota attorno. Le quattro chiacchiere che mi sono permesso di fare con il figlio Carlo, quale interlocutore, a me più vicino, per rendere attendibile e reale la figura dell’illustre concittadino, mi fanno toccare con mano la quantità e la qualità del lavoro svolto dal papà. “Tutta la famiglia – mi confida Carlo – era coinvolta quando si trattava di organizzare viaggi impegnativi”. Stralcio da un ricordo stilato dopo la sua scomparsa. “Callisto era presente in tutte le stazioni, con la pioggia o con il sole, all’aurora o mentre calava la notte, per predisporre o ricevere i vari treni (non meno di 22 per Lourdes e 4 per Loreto), dirigere, aiutare, risolvere problemi, tutto con il sorriso, la disponibilità, l’affetto dato e ricevuto da tutti”. Particolare impegno viene messo alla prova nella organizzazione dei viaggi con destinazione Fatima. Al confine col Portogallo bisogna trasbordare ammalati uniti al vettovagliamento e alle attrezzature dalle varie carrozze partite dall’Italia a quelle delle ferrovie portoghesi. Le rotaie delle ferrovie portoghesi sono infatti più strette di quelle italiane. “Papà era esigente in casa – sottolinea Carlo – Era preciso e minuzioso negli incarichi che affidava. E tutto ciò è conservato gelosamente fra noi”. Egli riesce ad organizzare viaggi aerei, anche in Terra Santa, così da esaurire le aspettative delle persone inferme per le quali sembrano precluse certe mete. A distanza di anni mi è ancora viva la figura del m/o Grandesso quando con l’immensa gioia che gli traspare dal viso, accoglie la carovana dei “Flavianboys”, di ritorno dal viaggio a Lourdes, compiuto in bicicletta. Rivedo l’abbraccio con don Flavio Chiomento ove si legge la soddisfazione per la riuscita di un’impresa insieme condivisa. Coronata da grande successo per quanti ebberro a partecipare e per la comunità parrocchiale, idealmente coinvolta. Era l’anno 1989. È insignito dell’onorificenza di commendatore della Repubblica nell’anno 1980. Nel 1995 diviene Cavaliere del Santo Sepolcro, titolo conferitogli dal Patriarca di Gerusalemme in persona. Mi sembra doveroso riportare quello che Mons. Plotti, a nome dell’Unitalsi, ha voluto esprimere nel ricordo dell’amato Presidente. di Angelo Zen “Era uno dei più convinti fondatori e sostenitori del rinnovamento dell’UNITALSI, anche se profondamente legato al glorioso passato… Era un uomo buono, senza malizia, capace di gesti immediati e sinceri di fraternità e di freschezza che lo rendevano simpatico amico di tutti”. “Aveva una capacità di mediazione, che non era frutto di compromessi o di strategie diplomatiche, ma scaturiva dal suo profondo equilibrio, dalla sua innata saggezza e dalla sua, non meno inveterata, religiosità”. Nel percorrere, attraverso queste righe, il tratto di vita dell’illustre rosatese, nei suoi molteplici risvolti, arrivo a constatare come i semi gettati sapientemente dall’intuito sveglio ed illuminato di mons. Luigi Filippi abbiano attecchito e portato frutti importanti. Callisto Grandesso attualizza appieno l’esempio attinto dalla scuola dell’Arciprete di allora. Sono considerazioni che non posso far passare inosservate nella certezza che per costruire il futuro non si può prescindere dal passato. Al maestro Callisto siamo grati per quello che ci ha testimoniato chiedendogli nel contempo scusa se, quando era in mezzo a noi, di tutto questo non ci siamo accorti.

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