ROSATESE ILLUSTRE

di Silvano Bordignon

Daniele Contessa: la signorilità

C’è un tratto della figura di Daniele Contessa che lo ha contraddistinto  in tutto quello che è stato ed ha fatto: la sua signorilità. Trovare dei signori in giro oggi è difficile. Si nasce, non si diventa, dice il proverbio. Sarà. Ma Daniele Contessa era senz’altro un signore.

È difficile definire la signoriltià. Uno dei suoi tratti credo sia la grande genuina  gratuità dell’agire. “Fa il bene e dimenticalo”, ha  detto una volta un altro vero signore. Non pensare alla gratitudine,  al tornaconto, ma fallo per il piacere di farlo e di  farlo per l’altro. E molta gente, che ha ricevuto degli aiuti da Daniele Contessa ha sempre percepito questa sua signorilità di fondo, la gratuità, quando ti aiutava, quando faceva qualcosa per te. Daniele è stato signore nei rapporti personali con gli amici, rapporti non espansivi, ma caratterizzati da pochi tratti e gesti appunto signorili. Lo è stato nella professione e nell’insegnamento, con gli allievi che lo hanno adorato. E lo è stato anche in politica. Al di là delle sue scelte personali, egli è stato un signore anche in politica. L’esperienza politica amministrativa di Daniele Contessa resterà nella storia di questa comunità, sia per quanto ha fatto, ma anche per come egli si è comportato. Daniele Contessa si è avvicinato alla politica solo nella maturità, dopo i 40 anni, agli inizi degli anni 90. Prima aveva verso di essa un atteggiamento distaccato, quasi noncurante. Alcuni di noi suoi amici ricordano l’entusiasmo con cui abbracciò le prime idee  di quel movimento che poi avrebbe governato per anni il nostro comune. “Possiamo cambiare la realtà del nostro paese” ci disse. Daniele Contessa portò in politica la sua signorilità.

Trovò un comune ancora senza computers, non attrezzato tecnologicamente, e lui si portava da casa il suo computer, con carta, stampante, gratuitamente. Iniziò poi un impegno per la raccolta differenziata, quasi da solo, primo tra i comuni del vicentino.  In politica a volte si vince a vote si perde. Daniele Contessa è stato un signore sia da vincitore, sia da sconfitto. Considerava chi non era della sua parte politica non un nemico, o un avversario, ma solo una persona che aveva una idea diversa dalla sua ed a volte si infervorava nel dialogare, discutere con gli altri, con passione, ma con grande rispetto. I veri signori ad ogni modo pagano anche una particolare esperienza, quella della solitudine. È un po’ la solitudine dei numeri primi, come scrisse uno scrittore, ma a volte ci si sente soli, sia perché incompresi, sia perché certe posizioni, certe scelte non vengono da altri capite e condivise. E questa è stata un l’esperienza un po’ amara di Daniele Contessa.

Si percepiva in lui la sofferenza di non sentirsi capito, ha vissuto un po’ il calice amaro di un certo abbandono. Però tra veri signori il legame dura a lungo. È il caso dell’ex sindaco tedesco di Schallastadt Diether Rhem, un altro signore della politica. In questi mesi, come hanno riferito i suoi familiari, non passava settimana che Rhem non gli mandasse uno scritto, una lettera, una cartolina. Un gesto affettuoso, all’antica, in epoca di mail e facebook, tra due signori.  Daniele Contessa infine è stato signore anche nella malattia, vissuta con grande dignità, come abbiamo sentito,  e se ne andato quasi in punta di piedi, quasi per togliere il disturbo. Da signore.

Letta in Duomo a Rosà il giorno 18 luglio alla fine della Messa davanti alla salma di Daniele Contessa

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